Roberto Mancini si racconta a cuore aperto: “Ai giovani dico di restare liberi”

Ilrestodelcarlino.it, 6 Aprile 2024

Vai all’articolo


L’ex ct della Nazionale e attuale selezionatore dell’Arabia Saudita ha risposto alle domande della platea. “Sul mio addio agli Azzurri tante sciocchezze, Gianluca Vialli era come un fratello e resta immortale”

La fondazione Cardinaletti chiama, Roberto Mancini risponde. Bagno di folla per l’ex ct della Nazionale oggi pomeriggio a Jesi nella sala conferenze della mostra permanente “Jesi e il 900 verso il 2050” voluta dalla stessa Fondazione.

Proveniente da Riad dove dalla scorsa estate allena la nazionale di calcio saudita Roberto Mancini si è concesso di buon grado alle domande dei concittadini, e non solo, argomenti del giorno di tutto un po’, non solo calcio, Jesi, la famiglia, la vita molto ‘normal’ in Arabia (nei ristoranti italiani si mangia benissimo, nessuna traccia dei cannelloni, in compenso un litro di benzina costa 25 centesimi…).

Volutamente ed apertamente evitate le polemiche legate al calcio, ecco il sunto della chiacchierata con pubblico e tre giovani aspiranti giornalisti, in cabina di regia Andrea Carloni uno dei padri putativi della Fondazione.

Sul distacco dalla famiglia in giovanissima età. “Avevo 13 anni e mezzo quando mio padre Aldo mi ha accompagnato a Bologna per il provino: altri tempi, ero un ragazzino, fino ad allora mai un giorno lontano da casa e all’epoca per arrivare a Bologna ci volevano quattro, cinque ore: la reazione di mia madre quando mio padre glielo ha detto? Se gli succede qualcosa ti ammazzo! Per fortuna è andato tutto bene, all’inizio è stata dura poi poco a poco mi sono ambientato ho avuto la fortuna di trovare persone fantastiche sia in città che in società, anche per questo il periodo Bologna resterà uno dei più belli della mia vita”.

Un consiglio da dare ai giovani che si avvicinano al mondo del calcio. “A Bologna dopo un mese mi diedero 40mila lire, per me fu una sorpresa inaspettata, non pensavo che avrei potuto guadagnare dei soldi col calcio, io ero andato via perché mi piaceva giocare, solo quello. Ai giovani dico restate liberi e siate pronti a superare i fallimenti, nello sport come nella vita i momenti difficili ci saranno sempre, non datevi mai per vinti”.

Cosa rimane nel suo intimo del ricordo di Gianluca Vialli, chiede dal pubblico un tifoso juventino. “Tutto – attimo di emozione , la voce che si incrina – Luca per me era un fratello, un immortale, come Pantani, di quelle persone uniche che hanno dato tantissimo allo sport non solo come atleti. Anni fa anche lui ha vissuto a Londra, per me è come se fosse ancora li”.

Il suo addio alla nazionale: se ne è parlato a lungo, a volte forse anche a sproposito, ognuno si è fatto una propria idea: la sua? “Su questo argomento sono state dette un sacco di stupidaggini, per quanto mi riguarda non ho altro da aggiungere”.

Lo sa che puntualmente, appena si parla di panchine a rischio, non solo nel campionato italiano, il primo nome che circola è il suo? “Ringrazio per la stima, fare l’allenatore è il lavoro che amo, ma io sto bene dove sto”. E del tracollo del Napoli ne vogliamo parlare?


“Non ci 
penso proprio! Piuttosto perché non parliamo di Jesi che è una città bellissima, che nello sport, più con i fiorettisti che con i calciatori, ha fatto cose straordinarie, la città dove vivono tutte le persone che mi sono care e dove torno con grande gioia tutte le volte che posso. E sai che c’è sempre una famiglia che ti aspetta”.

Tutti uguali sti jesini, uno potrebbe anche diventare presidente degli Stati Uniti (degli Emirati Arabi, toh…) e alla fine sempre li vanno a parare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto